David Fincher e il cinema
Il regista ha avuto la passione per la settima arte fin da bambino

David Fincher ha sempre avuto la passione per il cinema. Il regista americano nel corso della sua carriera ha diretto numerosi film di successo come ad esempio Alien³, Fight Club, Seven e The Social Network. Per quest’ultimo film David Fincher ha vinto nel 2011 il Golden Globe al miglior regista. Successivamente ha diretto anche Millennium – Uomini che odiano le donne, L’amore bugiardo – Gone Girl e Mank. E’ stato inoltre regista di House of Cards – Gli intrighi del potere e Mindhunter, due popolari serie tv in streaming su Netflix.
David Fincher ha amato il cinema fin da bambino, come racconta: “a otto anni avevo già deciso che avrei voluto passare la mia vita a fare film”. E’ stato sul padre a trasmettergli la passione per la settima arte: “fu mio padre a tramandarmi la passione per il cinema. Mi diceva sempre: ‘Devi vedere questo, devi vedere quello'”. Suo padre non gli ha mai fatto vedere film per bambini, ma solo film di un certo spessore anche se era ancora piccolo: “non ho mai visto film per bambini, con lui giravo le sale per vedere i grandi capolavori: 2001: Odissea nello spazio, La finestra sul cortile e Quarto Potere”.
David Fincher parlando sempre di cinema e del suo lavoro da regista afferma: “nonostante il successo non mi reputo una persona con talento. Non recito perché non sono capace e lascio la sceneggiatura agli scrittori”. David Fincher sa comunque di avere ottime capacità in altro: “il mio apporto è un altro: io leggo il copione, immedesimandomi nel pubblico, e così posso apportare le mie modifiche e ottenere ciò che credo sia meglio per il film. In questo penso di essere molto bravo”.
David Fincher è un grande regista e il cinema è sempre stato la su passione
Il regista ha diretto nel 2020 Mank, un film la cui sceneggiatura era stata scritta proprio da suo padre Jack Fincher. Si tratta di una pellicola in cui David Fincher esprime tutta la passione per il cinema e l’amore per suo padre. Lui parla così di Mank: “è un film molto importante per me, una pietra di paragone per capire cos’è veramente il cinema. E cos’era la disciplina per un cineasta, e anche lo scambio di un regista con i suoi collaboratori”.
Nei primi anni Novanta il giornalista Jack Fincher, suo padre, andò in pensione, progettando di dedicarsi alla scrittura per il cinema. Suo figlio David, allora un trentenne agli esordi come regista, gli suggerì di indagare sulla vicenda tra Welles e Mankiewicz. Il padre seguì il consiglio e si mise al lavoro su Mank. Il film parlava di una tematica che appassionava entrambi. Nel 1997 il padre ultimò la sceneggiatura, ma nessuno era disposto a finanziare un film in bianco e nero. David Fincher e suo padre però erano irremovibili su questo punto. Sembrava che il film non si potesse più fare. Nel 2003 Jack muore pensando che Mank non potesse più essere realizzato, circa trent’anni dopo, nel 2020 il film ha visto la luce.
Una volta David Fincher parlando di cinema e dei suoi colleghi ha detto: “non conosco nessuno, tra quelli che fanno film, che si preoccupi di essere un autore. Siamo un po’ tutti colpevoli di questo”. Poi prosegue parlando di cosa dovrebbe essere per lui un buon regista: “penso che la regia debba di più alle gare tra auto che alla neurochirurgia. È un miracolo quando il risultato si avvicina a quello che avevi in mente. La maggior parte delle volte non succede”.
Altre curiosità su David Fincher
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- Recensione di un suo film: Fight Club
- Altra recensione: Millennium – Uomini che odiano le donne
- Fincher non credeva nel successo di Seven
- Monologo sul cinema in Mank di David Fincher
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Luca Miglietta