Isabel Allende e la figlia

Isabel Allende e la figlia

Isabel Allende e la figlia

Il racconto della scrittrice cilena

Isabel Allende e la figlia, Il cielo sopra Berlino, 1987, Wim Wenders, Bruno Ganz, angelo
Il cielo sopra Berlino, 1987, Wim Wenders, Bruno Ganz, angelo
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Isabel Allende ricorda la figlia; “da quando Paula (mia figlia) è morta 27 anni fa, ho perso la paura della morte. Innanzitutto, perché l’ho vista morire tra le mie braccia e ho capito che la morte è come la nascita, è una transizione, una soglia e ho perso la sua paura personalmente. Ora, se il virus mi cattura, appartengo alla popolazione più vulnerabile, gli anziani, ho 77 anni e so che se lo prendo, morirò”. Si riferiva ovviamente alla pandemia che ha colpito il mondo nel 2020.

Isabel Allende dopo la morte della figlia è cambiata: “quindi la possibilità della morte mi è molto chiara in questo momento, la vedo con curiosità e senza paura. Ciò che la pandemia mi ha insegnato è di lasciar andare le cose, di rendermi conto di quanto poco ho bisogno. Non ho bisogno di comprare, non ho bisogno di più vestiti, non ho bisogno di andare da nessuna parte o viaggiare. Penso di averne troppo. Mi guardo intorno e mi chiedo perché tutto questo. Perché ho bisogno di più di due piatti?”

Isabel Allende è cambiata dalla perdita della figlia

La scrittrice riflette sulla pandemia che ha colpito il mondo: “quindi scopri chi sono i veri amici e le persone con cui voglio stare. Cosa pensi che la pandemia ci insegni a tutti? Ci sta insegnando le priorità e ci sta mostrando una realtà. La realtà della disuguaglianza. Come alcune persone passano la pandemia su uno yacht ai Caraibi e altre persone muoiono di fame”.

Poi continua: “ci ha anche insegnato che siamo una famiglia. Quello che succede a un essere umano a Wuhan, succede al pianeta, succede a tutti noi. Non esiste questa idea tribale che siamo separati dal gruppo e che possiamo difendere il gruppo mentre il resto della gente se ne frega. Non ci sono muri, non ci sono pareti che possono separare le persone”.

Il mondo un po’ è cambiato scendo Isabel Allende: “i creatori, gli artisti, gli scienziati, tutti i giovani, molte donne, stanno prendendo in considerazione una nuova normalità. Non vogliono tornare a ciò che era normale. Si chiedono quale mondo vogliamo. Questa è la domanda più importante in questo momento”.

Le nuove cose su cui riflettere

Isabel Allende dalla perdita della figlia è cambiata e non ha paura della morte. Aggiunge che la pandemia ha cambiato la percezione del mondo e del modo di vivere: “quel sogno di un mondo diverso: dobbiamo andare lì”. Poi dice: “e rifletto: a un certo punto mi sono resa conto che si viene al mondo per perdere tutto”.

Isabel Allende conclude il suo pensiero con: “più a lungo vivi, più perdi. In primo luogo stai perdendo i tuoi genitori, a volte persone molto care intorno a te, i tuoi animali domestici, i luoghi e anche le tue facoltà. Non puoi vivere nella paura, perché ti fa immaginare cose che non accadono e soffri il doppio. Dobbiamo rilassarci un po’, provare a goderci quello che abbiamo e vivere nel presente”.

La figlia di Isabel Allende

Paula Frías Allende era era nata nel 1963 ed era figlia di Isabel e Michael Frías, primo marito della scrittrice. La ragazza nel 1991 scoprì di essere malata di porfiria, una rarissima patologia che la ridusse allo stato vegetativo. Morì il 6 dicembre del 1992. “Paula“, libro che Isabel Allende ha dedicato alla figlia, “ascolta, Paula, ti voglio raccontare una storia, così quando ti sveglierai non ti sentirai tanto sperduta“.

Isabel Allende riflettendo sulla figlia scrive anche; “per sempre… Che significa, Paula? Ho perso la nozione del tempo in questo edificio bianco in cui regna l’eco e non è mai notte. Le frontiere della realtà si sono sfumate, la vita è un labirinto di spacchi deformanti e di immagini contorte. Un mese fa, a questa stessa ora, io ero un’altra donna. C’è una mia fotografia di allora, sono alla festa del mio ultimo romanzo in Spagna, con un vestito scollato color melanzana, collana e braccialetti d’argento, le unghie lunghe e il sorriso fiducioso, un secolo più giovane di adesso. Non riconosco questa donna, in quattro settimane il dolore mi ha trasformata”.

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Luca Miglietta

Pubblicato da Luca Miglietta

Luca Miglietta, classe 1988, nato a Torino, appassionato di cinema e di tutto il mondo che lo circonda. Cresciuto fin da piccolo con la passione per il grande schermo guardando saghe come Ritorno al Futuro, Star Wars ed Indiana Jones. Difficile dire quale sia il mio film preferito in assoluto, perché generalmente non mi affeziono a un singolo film a parte quelli sopracitati che sono legati alla mia infanzia. Se dovessi però dirne qualcuno penserei a: Blade Runner, Terminator o Apocalypse Now. Non amo solamente il cinema, ma anche la letteratura e la fotografia.