Monologo di Scout in Il buio oltre la siepe
Una famosissima pellicola tratta dal romanzo di Harper Lee
Sei qui: Home »Avete mai sentito il monologo di Scout, la figlia di Atticus Finch nel film Il buio oltre la siepe? Si tratta di una pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Harper Lee, pubblicato nel 1960. Il buio oltre la siepe è una pellicola diretta nel 1962 da Robert Mulligan, che ha vinto ben tre premi Oscar. Ad interpretare Jean Louise Finch, detta “Scout” è Mary Badham, Gregory Peck veste invece i panni dell’avvocato Atticus Finch. Phillip Alford è Jeremy “Jem” Atticus Finch, mentre Robert Duvall ha il ruolo di Arthur “Boo” Radley.
Nell’Alabama del 1932 l’avvocato Atticus Finch fa una vita tranquilla nella cittadina di Maycomb, e si occupa dei suoi figli Jem e Scout. Lo aiuta nelle faccende di casa la domestica nera Calpurnia. I bimbi sono infatti orfani della madre che è morta di infarto quando loro erano ancora piccoli. I bambini sono curiosi e si interessano in particolare al loro vicino di casa, Arthur “Boo” Radley.
Boo è un malato di mente che vive da anni rinchiuso in quella che viene chiamata “la casa maledetta”. I bambini non sono mai riusciti a vedere l’uomo e hanno spesso tentato di avvicinarsi alla casa. Dopo questa prestazione vi parlo del monologo di Scout in Il buio oltre la siepe.
Lo stupendo monologo della piccola Scout in Il buio oltre la siepe
I vicini portano da mangiare quando muore qualcuno, portano dei fiori quando qualcuno è ammalato, e altre piccole cose in altre occasioni. Boo era anche lui un nostro vicino, e ci aveva dato due pupazzi fatti col sapone, un orologio rotto con la catena, un coltello… e le nostre vite. Una volta Atticus mi aveva detto: “Non riuscirai mai a capire una persona se non cerchi di metterti nei suoi panni, se non cerchi di vedere le cose dal suo punto di vista”.
Ebbene, io quella notte capii quello che voleva dire. Adesso che il buio non ci faceva più paura, avremmo potuto oltrepassare la siepe che ci divideva dalla casa dei Radley, e guardare la città e le cose dalla loro veranda. Accadde tutto in una notte, la notte più lunga, più terribile… e insieme la più bella di tutta la mia vita”
L’altro monologo di Scout in Il buio oltre la siepe
C’è anche un altro monologo di Scout in Il buio oltre la siepe nell’incipit del film. Lei questa volta però lo è da adulta ed è la voce narrante.
Maycomb era una piccola vecchia città, anche nel 1932, quando io cominciavo appena a conoscerla. Ci faceva un gran caldo. I colletti inamidati degli uomini erano già flosci alle nove del mattino, i signori facevano il bagno prima di pranzo e lo rifacevano dopo il sonnellino delle tre. E la sera erano ridotti come pasticcini umidi di sudore e infarinati di talco.
Le giornate erano lunghe 24 ore ma sembravano molto più lunghe. Nessuno aveva fretta perché non c’era dove andare e niente da comprare, e soprattutto non c’era danaro per comprarlo, malgrado qualcuno avesse detto che la contea di Maycomb non avesse nulla da temere, tranne il timore stesso. Quell’estate io avevo sei anni.
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Luca Miglietta
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