Yacouba Sawadogo, l’uomo che ha fermato il deserto

Yacouba Sawadogo, l’uomo che ha fermato il deserto

Yacouba Sawadogo, l’uomo che ha fermato il deserto in Africa

E’ riuscito a trasformare in foresta ben 40 ettari di quello che un tempo era un terreno arido

Yacouba Sawadogo, l’uomo che ha fermato il deserto, The Man Who Stopped the Desert, Mark Dodd
Yacouba Sawadogo
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Conoscete Yacouba Sawadogo, l’uomo che ha fermato il deserto? Lui ha circa 75 anni, perché nel settembre 2016 ha dichiarato di avere 70 anni, anche se qualcuno sostiene ne abbia addirittura 80. Non lo sa nemmeno lui con certezza perché conta gli anni che passano in base al ciclo vitale della semina e dei raccolti. E proprio intorno ai raccolti e all’agricoltura che ruota tutta la sua vita. Come mai ve ne parlo? Questo straordinario contadino burkinabè è il principale soggetto e interprete del film documentario The Man Who Stopped the Desert. Un interessante docufilm diretto nel 2010 da Mark Dodd.

Perché è un personaggio tanto importante? Yacouba Sawadogo come racconta il film documentario ha dedicato la sua vita a lottare contro il deserto che avanza sempre i più nel Sahel anche a causa dei cambiamenti climatici. Il Sahel è una regione semi-arida che si trova tra il deserto del Sahara a nord e la savana subtropicale più a sud. Questa regione soffre di prolungate siccità, che periodicamente uccide molte personae ed animali.

Yacouba Sawadogo è nato nel Burkina Faso, uno degli stati più poveri del mondo la cui parte settentrionale si trova proprio della fascia del Sahel. Il paese ha quattro fiumi principali, il Comoé, il Mouhoun, il Nakambé e il Nazinon. Solo i primi due sono i gli unici corsi d’acqua del Burkina Faso con presenza di acqua tutto l’anno. Il clima del paese è tropicale, con due stagioni distinte, quella delle piogge, da maggio a settembre, con circa i 600 e i 900 mm e quella secca, Durante il periodo secco soffia l’harmattan, un vento secco e caldo proveniente dal Sahara.

Yacouba Sawadogo sta con il suo duro lavoro fermando l’avanza del deserto in Africa

Yacouba Sawadogo ha riproposto e perfezionato con esiti positivi alcune tecniche di agricoltura tradizionale tipiche del Sahel. Ha recuperato e rielaborando un’antica tecnica africana di coltivazione, chiamata zaï, ed è riuscito a trasformare in foresta ben 40 ettari di quello che un tempo era un terreno arido e non più produttivo. Erano terreni abbandonati da tempo perché considerati aree ormai desertificate. Tutti gli agricoltori si erano arresi in quelle zone.

Yacouba Sawadogo scava intorno alle piante delle fosse, anche chiamate buchi zaï, che catturano l’acqua della poca pioggia che cade nella regione. In questo modo le piogge si concentrano in una piccola porzione di terreno e non si disperdono. Sono buche scavate spaccando il terreno argilloso reso duro a causa dei raggi del sole, molto forti nella fascia subtropicale. Yacouba Sawadogo riempie le fosse scavate intorno alle piante che ha piantato con una miscela di foglie morte, legnetti, sassi, spazzatura, terra, sabbia e letame.

E’ l’evoluzione di una pratica usata tradizionalmente nel Sahel perché Yacouba Sawadogo ha introdotto delle novità scavando buche di dimensione maggiori rispetto alla tecnica tradizionale e concimando con grandi quantità di escrementi animali mai usati prima. Gli escrementi animali oltre a concimare e far crescere le piante più robuste attraggono termiti, che costruendo piccoli condotti nel terreno aiutano a frammentare ulteriormente il suoli secchi e compatti. Il terreno così diventa sempre più fertile e si strappano terreni al deserto.

Yacouba Sawadogo è molto amato dalla popolazione locale

L’agricoltore utilizza anche piccoli muretti creati con le pietre, detti cordon pierreux. I muretti catturano le piogge torrentizie creando piccole dighe che trattengono l’acqua vicino alle piante che così crescono. Quelle elencate sono tecniche che Yacouba Sawadogo promuove nella regione organizzando ogni due anni i “Giorni di Mercato” nei pressi del villaggio di Gourga. Arrivano agricoltori da altri villaggi che si scambiano consigli e trucchi e imparano reciprocamente.

Yacouba Sawadogo grazie alla sua lotta contro la desertificazione del Sahel è un uomo rispettato e amato da tutti. Ha anche vinto molti premi importanti come il Right Livelihood Award, che si conferisce a chi compie sforzi nel Sud del mondo, per creare una società migliore e un’economia più giusta. Non è sempre stato però così popolare perché all’inizio veniva deriso dagli altri agricoltori che non credevano nei suoi metodi. Alcuni gli davano del matto e del visionario, ma lui ha continuato a credere nel suo progetto innovativo che si è rivelato vincente ed ha smentito i colleghi.

Qualcuno, vendendo i primi successi di Yacouba Sawadogo, aveva persino per invidia cercato di far fallire il suo progetto. Appiccavano incendi dolosi, abbattevano alberi e compivano altri atti di vandalismo. Quando nessuno più poteva negare che le tecniche visionarie di Yacouba Sawadogo si fossero rivelate un successo, altri agricoltori andarono da lui ad imparare il suo metodo agricolo.

Nonostante l’età continua a lottare per diffondere il suo metodo

Ancora oggi è proprio lui, nonostante l’età, a continuare a insegnare i suoi metodi non solo in Burkina Faso, ma anche in altere zone del Sahel. Il suo obbiettivo è quello di sconfiggere la desertificazione. Lui come ha detto più volte si preoccupa non solo del presente, ma anche delle future generazioni.

Non voglio mangiare oggi, e lasciare le generazioni future senza niente da mangiare.

Yacouba Sawadogo è un esempio da seguire perché non si è mai arreso

Perché ho raccontato questa storia? Yacouba Sawadogo non solo ha passato la sua intera vita a lottare per un mondo migliore, ma ha dimostrato tantissima perseveranza nel raggiungere i suoi obbiettivi. Non era facile visto che non solo pochissimi credevano nel suo progetto e lo reputavano matto, ma anche perché Yacouba Sawadogo ha subito il boicottaggio da parte del governo e di colleghi contadini che volevano che fallisse.

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Luca Miglietta

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Pubblicato da Luca Miglietta

Luca Miglietta, classe 1988, nato a Torino, appassionato di cinema e di tutto il mondo che lo circonda. Cresciuto fin da piccolo con la passione per il grande schermo guardando saghe come Ritorno al Futuro, Star Wars ed Indiana Jones. Difficile dire quale sia il mio film preferito in assoluto, perché generalmente non mi affeziono a un singolo film a parte quelli sopracitati che sono legati alla mia infanzia. Se dovessi però dirne qualcuno penserei a: Blade Runner, Terminator o Apocalypse Now. Non amo solamente il cinema, ma anche la letteratura e la fotografia.