Come mi trovo a Milano? – Teresa Mannino

Come mi trovo a Milano? – Teresa Mannino

Come mi trovo a Milano?

Dal monologo di Teresa Mannino sulla differenza tra nord e sud

Come mi trovo a Milano? Teresa Mannino
Teresa Mannino
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“Come mi trovo a Milano? Mah, allora, io ho passato il primo anno a piangere”. Così inizia il monologo della comica palermitana Teresa Mannino sulla differenza tra nord e sud Italia. Lei non aveva subito pensato di dedicarsi alla comicità, ma, dopo vari corsi e tirocini, si scopre cabarettista e comincia a lavorare in radio. Arriva a condurre una puntata della trasmissione Due di notte su Radio 2 e successivamente partecipa al programma notturno Zelig Off. Poi reciterà in prima serata a Zelig Circus. Da lì in poi la carriera della comica decollerà.

Lei nel monologo “come mi trovo a Milano” parla scherzosamente di come si sente una persona del sud che va a vivere a Milano. Teresa Mannino si è laureata in filosofia all’Università degli Studi di Palermo. Poi dal 1998 al 2000 studia alla scuola europea di recitazione del Teatro Carcano di Milano, quindi può sapere com’è la vita nella città meneghina. Può rispondere alla domanda: “come mi trovo a Milano?”.

“Come mi trovo a Milano? Mah, allora, io ho passato il primo anno a piangere, poi ho fatto sette anni di analisi

Ecco il divertente monologo di Teresa Mannino che risponde alla domanda: “come mi trovo a Milano?”

Come mi trovo a Milano? Mah, allora, io ho passato il primo anno a piangere, poi ho fatto sette anni di analisi, adesso è da due o tre giorni che io mi trovo bene… Mi sento accolta, abbracciata da questa città che è affettuosa, mi sono trovata bene. Perché diciamoci la verità, le differenze tra nord e sud non sono uno stereotipo, no? Siete d’accordo? Cioè è la verità. Ogni volta che vado su e poi ritorno giù… Sempre, siamo diversi proprio nell’atteggiamento, in tutto. Dai per alzata di mano, quanti meridionali? Giuseppe, alzati. Tenete su. Eh, siete abbastanza. Giù.

Quanti lumbard? Vorrei vedere, già se chiedo il cognome, la metà scalano. Qualche milanese qua c’è? Ci tengono loro. Lei, signore con la barba, milanese milanese? Milanesissimo. Posso sapere il suo cognome? Zanoncelli. Sti cazzi. Zanoncelli è milanese. Zanoncelli, come ti trovi come minoranza etnica a Milano? L’è dura.. È difficile vero? L’è dura, l’è dura. Traduco per i siciliani che verranno, “Maria Santa!” È difficile. Differenze tra nord e sud, diciamo che le cose fondamentali sono due, rapporto col cibo, rapporto col tempo. Il mondo si apre.

Il monologo “come mi trovo a Milano” continua…

Rapporto col cibo. Per noi meridionali, il cibo è legato alla sfera emotiva. Cioè voi qua, a Milano, al nord, per dimostrare l’affetto, regalate mazzi di fiori. Noi, casse di pesce. Fette di carne, vassoi di dolci. Voi c’avete il weekend. Noi no perché noi abbiamo il pranzo della domenica coi parenti, che dura comunque due giorni. Uno per mangiare, l’altro per digerire. È tipo brunch. Solo che noi al posto di eggs and bacon, orange juice e cheesecake abbiamo pasta con le sarde, milinciane ammuttunate e cazzilli fritti.. Un po’ più pesante.

Facciamo questi pranzi con tutti i parenti, e per i miei parenti io sono un disonore perché sono magra. Loro mi vorrebbero nascondere, solo che ormai gli viene difficilissimo. Quando facciamo i pranzi loro neanche mi rivolgono la parola. Vi giuro. Mi guardano e basta. Si mettono là: “ma mangi? Mah. Mangia, mangia. E mangia.. Ma mangi?” Telefonate anonime di notte “mangia, mangia.” Perché sono fissati! Io telefono a mia madre e le dico: “mamma arrivo domani con l’aereo da Milano”, non è che mi chiede a che ora atterri, ma “che cosa vuoi mangiare?” Ma che ne so!

Il monologo “come mi trovo a Milano” continua…

È follia pura.. Tra l’altro noi meridionali siamo convinti che le cose buone da mangiare ce le abbiamo solo noi. Abbiamo un’apertura mentale noi, guarda. Solo noi. Polenta, cassoeula, ma vaffanculo! Ma per cortesia… Non esiste proprio. Tant’è vero che sui voli da Palermo a Milano, da Palermo a Torino, ma che cosa non ci portiamo? Di tutto. Cassate, cannoli, arancini, caciocavalli, pane, biscotti, verdure. La puzza su quei voli. I voli da Palermo a Milano sono gli unici in cui sono i passeggeri a dare da mangiare alle hostess. Noi non c’abbiamo le cappelliere, abbiamo i frigobar direttamente.

Le hostess ci odiano infatti, noi meridionali, ci odiano, perché per caricare un aereo ci mettono il triplo. Un’altra caratteristica che fa capire se sui voli ci sono meridionali, è che all’atterraggio scatta l’applauso liberatorio. Come se fosse un evento straordinario che il pilota riesce a centrare la pista! Che pure lui si gira e dice “grazie per la fiducia!” Gli aeroporti siciliani sono costituiti architettonicamente in maniera diversa da tutto il resto del mondo. Perché hanno studiato, vero? E che dico, cazzate? Hanno studiato, gli ingegneri, gli architetti hanno studiato.

Il monologo “come mi trovo a Milano” continua…

“Questa popolazione è troppo diversa dal resto del mondo, quindi non possiamo fare gli aeroporti uguali perché se no si perdono, non sanno interagire con l’ambiente.” Per esempio, gli arrivi qua Milano, a Linate. A Linate qui come sono gli arrivi? Piccoli piccoli, no? Cioè tu esci, prendi il bagaglio, si aprono le porte, tre passi e via, no? Sei subito fuori, incontri tassisti più o meno incazzati, comunque prendi, tre passi e via. Linate. Perché tanto a Milano chi ti viene a prendere? Ma chi ti caga? Nessuno. “Ma non è che mi vieni a prendere…?” “Ma ci sono i mezzi che sono così comodi.” Sei affettuosissimo, milanese.

Invece a Palermo… Intanto le partenze sono fatte in modo tale che il distacco col parente avvenga il più tardi possibile. Loro ti devono seguire anche durante il check-in, durante i controlli di sicurezza, sali sull’aereo e te li ritrovi come piloti. Gli arrivi, che a Milano sono tre passi e via, a Palermo gli arrivi sono a forma di piazza. Perché per ogni passeggero atterrato ci sono almeno 12 parenti. Il nonno, la nonna, gli zii, i nipotini, i cuginetti, che alla fine quello che arriva in macchina non ci sta. Si deve prendere i mezzi. Uguale a Milano.

Il monologo “come mi trovo a Milano” continua…

Il rapporto col tempo invece. La prima volta che sono venuta a Milano, entro in metropolitana e vedo tutti questi che correvano. E mi sono messa a correre pure io. Ho detto “chissà dove vanno!”
Al lavoro! E che cazzo ci corri?! Rallenta! Ma manda il certificato medico! Cioè voi avete la metropolitana, questo mezzo meraviglioso che ti porta da una parte all’altra della città a una velocità incredibile, velocissima. Noi non ce l’abbiamo la metropolitana, noi a Palermo, cioè abbiamo una specie di trenino esterno che fa avanti e indietro e non si sa dove va, abbiamo l’autobus. Un autobus. Che quando passa, l’autista manco si ferma, ti saluta.

Voi c’avete la metropolitana capito? Questa cosa meravigliosa, non vi rendete conto della comodità della metropolitana. Voi c’avete pure il display con la scritta “tempo di attesa: un minuto e mezzo.”
Che io la prima volta che l’ho letto ho detto “ma mi stanno prendendo per il culo?” Un minuto e mezzo…? Ma un minuto e mezzo il meridionale manco lo percepisce! Ma tu mi devi scrivere dall’ora in poi. E invece no, perché il milanese il minuto e mezzo lo percepisce. Tant’è vero che il milanese in metropolitana scende a tutta velocità perché deve prendere proprio quel treno che passa proprio in quel momento che se gli chiudono le porte in faccia… “Vaffanculo.”

Il monologo “come mi trovo a Milano” continua…

No ma milanese hai ragione. Perché adesso ti slitta tutto di tre minuti… Proprio oggi che volevi fare l’amore con tua moglie. Va beh rimanda al mese prossimo. Come si danno gli appuntamenti i milanesi. “A che ora ci vediamo?” “Alle 18:55.” “…facciamo le 19?” “No che dopo ho un sacco di cose da fare.” Invece noi meridionali quando ci diamo gli appuntamenti che diciamo? “A che ora ci vediamo?” “Di pomeriggio.” Più elastici.. Qualche giorno fa io ero in corso Buenos Aires e camminavo tranquilla. Mi ferma la polizia! Mi dice “lei è un tipo sospetto.” “Ma per quale motivo?” “Perché cammina lentamente.” “E allora?” “Significa che non ha un cazzo da fare.”

Il meridionale quando è a Milano, per non farsi riconoscere al nord, perché non ti devi far riconoscere che sei meridionale, devi seguire alcuni accorgimenti. Intanto devi camminare velocemente. Poi ti devi mettere con la faccia un po’ tesa, un po’ triste, un po’ severa, che poi devo dire la verità: il siciliano dopo due mesi che si è trasferito a Milano, la faccia incazzata gli viene pure spontanea. Poi devi essere allergico. A qualsiasi cosa, se no la residenza non te la danno. Meglio se al polline. Che a Milano non c’è un albero ma è piena di polline. Ma dove lo pigliano? Secondo me lo sparano di notte con i cannoni per la neve. Non si capisce, invasi dal polline.

Il monologo “come mi trovo a Milano” continua…

Poi devi essere distaccato. Devi reagire alle cose con un certo distacco. Infatti per esempio qua a Milano quando avete un problema dite “sono un po’ giù.” Invece noi “sono in una valle di lacrime.” Voi avete un leggero mal di pancia, noi le budella attorcigliate. Voi avete avuto un piccolo screzio con vostra cognata, noi “mia cognata deve buttare sangue dal cuore!” Voi qua fate degli errori grammaticali che sono tutti particolari, per esempio voi mettete l’articolo determinativo davanti al nome proprio di persona. La Sandra, la Marta, la Silvia. È sbagliato, ve lo volevo dire. No perché siccome ci prendete in giro sempre a noi che diciamo “esci il cane che lo piscio”, comunque anche voi fate gli errori.

A parte che l’articolo determinativo davanti ai nomi propri in siciliano non va bene perché fa subito effetto elettrodomestico. Cioè se tu dici “la Carmela” pare una caffettiera. Non va bene. Qualche giorno fa ero ferma al semaforo e non sono partita subito. Qua a Milano. A parte che il verde non era scattato. Ma il milanese il verde non lo vede, lo prevede. Io quando sono in pole position al semaforo, no vi giuro, in pole position non ci voglio stare mai. Perché mi viene l’ansia da prestazione, mi si spegne la macchina. Perché non è che puoi avere un dubbio, un’incertezza, che dici “aspetta devo girare a destra o…?” “Sbrigati stronza!”

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Luca Miglietta

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Pubblicato da Luca Miglietta

Luca Miglietta, classe 1988, nato a Torino, appassionato di cinema e di tutto il mondo che lo circonda. Cresciuto fin da piccolo con la passione per il grande schermo guardando saghe come Ritorno al Futuro, Star Wars ed Indiana Jones. Difficile dire quale sia il mio film preferito in assoluto, perché generalmente non mi affeziono a un singolo film a parte quelli sopracitati che sono legati alla mia infanzia. Se dovessi però dirne qualcuno penserei a: Blade Runner, Terminator o Apocalypse Now. Non amo solamente il cinema, ma anche la letteratura e la fotografia.