Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso
Lo scrive Oriana Fallaci in “Lettera a un bambino mai nato” del 1975
Sei qui: Home »“Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi”. Lo scrive Oriana Fallaci in “Lettera a un bambino mai nato“, uscito nel 1975 ed edito da Rizzoli. Non si tratta del primo articolo che scrivo sulla giornalista e scrittrice italiana, potete leggere anche questo: Il tema di italiano – Oriana Fallaci.
Lei esordisce con “se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso” poi fa un ragionamento molto complesso sulla condizione della donna. “Lettera a un bambino mai nato” è un monologo drammatico fatto da una donna che vive la maternità non come un dovere ma come un atto responsabile.
La donna protagonista del libro si pone delle domande fondamentali fin dal concepimento, che riguardano la legittimità e l’accettazione della nascita da parte del bambino in un mondo ostile, violento e disonesto. Al bambino verrà concesso il diritto di scegliere se nascere o no e attraverso un processo istituito con la presenza di sette giurati eccellenti, tra i quali i genitori, il medico, la dottoressa, il datore di lavoro, si arriva alla sentenza che prevede la condanna della donna.
“Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi”
Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi. Se nascerai uomo, ad esempio, non dovrai temere d’essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace, non ti sentirai dire che il peccato nacque il giorno in cui cogliesti una mela.
Faticherai molto meno. Potrai batterti più comodamente per sostenere che, se Dio esistesse, potrebb’essere anche una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Potrai disubbidire senza venir deriso, amare senza svegliarti una notte con la sensazione di precipitare in un pozzo, difenderti senza finire insultato. Naturalmente ti toccheranno altre schiavitù, altre ingiustizie : neanche per un uomo la vita è facile, sai. Poiché avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesi, ti imporranno arbitrarie responsabilità. Poiché avrai la barba, rideranno se tu piangi e perfino se hai bisogno di tenerezza.
Poiché avrai una coda davanti, ti ordineranno di uccidere o essere ucciso alla guerra ed esigeranno la tua complicità per tramandare la tirannia che instaurarono nelle caverne. Eppure, o proprio per questo, essere un uomo sarà un’avventura altrettanto meravigliosa : un’impresa che non ti deluderà mai. Almeno lo spero perché, se nascerai uomo, spero che tu diventi un uomo come io l’ho sempre sognato : dolce coi deboli, feroce coi prepotenti, generoso con chi ti vuol bene, spietato con chi comanda. Infine, nemico di chiunque racconti che i Gesù sono figli del Padre e dello Spirito Santo : non della donna che li partorì.
“Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso” continua…
Bambino, io sto cercando di spiegarti che essere un uomo non significa avere una coda davanti : significa essere una persona. E anzitutto, a me, interessa che tu sia una persona. È una parola stupenda, la parola persona, perché non pone limiti a un uomo o a una donna, non traccia frontiere tra chi ha la coda e chi non ce l’ha. Del resto il filo che divide chi ha la cola da chi non ce l’ha, è un filo talmente sottile : in pratica si riduce alla facoltà di poter crescere o no una creatura nel ventre. Il cuore e il cervello non hanno sesso.
E neanche il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell’altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò solo di sfruttare bene il miracolo d’essere nato, di non cedere mai alla viltà. È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei. In nome della prudenza, in nome della convenienza, a volte della saggezza. Vili fino a quando un rischio li minaccia, gli umani diventan spavaldi dopo che il rischio è passato. Non dovrai evitare il rischio, mai : anche se la paura ti frena. Venire al mondo è già un rischio. Quello di pentirsi, poi, d’esserci venuti.
“Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso” continua…
Forse è troppo presto per parlarti così. Forse dovrei tacerti per ore le brutture e le malinconie, forse dovrei raccontarti un mondo di innocenze e gaiezze. Ma sarebbe come attirarti a un inganno, bambino. Sarebbe come indurti a credere che la vita è un tappeto morbido sul quale si può camminare e non una strada di sassi. Sassi contro cui si inciampa, si cade, ci si ferisce. Sassi contro cui bisogna proteggerci con scarpe di ferro.
Ma neanche questo basta perché, mentre proteggi i piedi, c’è sempre qualcuno che raccoglie una pietra per tirartela in testa e… e per oggi ho finito, figlio mio, figlia mia. La lezione ti è giunta? Chissà che direbbero alcuni se mi ascoltassero. Mi accuserebbero d’esser pazza o semplicemente crudele? Ho guardato la tua ultima fotografia e, a cinque settimane, sei lungo meno di un centimetro. Stai cambiando molto. Più che un fiore misterioso ora sembri una graziosissima larva, anzi un pesciolino cui spuntano svelte le pinne.
Quattro pinne che diverranno gambe e braccia. Gli occhi sono già due minuscoli granelli neri, con un cerchio attorno, e in fondo al corpo hai una codina! La didascalia dice che in questo periodo è quasi impossibile distinguerti dall’embrione di un qualsiasi mammifero: se tu fossi un gatto, appariresti più o meno ciò che sei ora. Infatti il volto non c’è. Non c’è nemmeno il cervello. Io ti parlo, bambino, e tu non lo sai. Nel buio che t’avvolge, ignori addirittura d’esistere: potrei buttarti via e non sapresti mai che t’ho buttato via. Non sapresti mai se t’ho fatto un torno o un regalo.
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Luca Miglietta
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